Ecologia o speculazione? Il caso dell’eolico in Maremma e il fallimento di una transizione “a misura di lobbies”

Il recente servizio de Le Iene, a firma di Alessandro Di Sarno e Gaetano Pecoraro, ha messo in luce con grande efficacia le contraddizioni del cosiddetto “sviluppo verde” promosso da chi oggi governa l’Italia. Il reportage, disponibile su Mediaset Infinity, racconta il progetto di realizzazione di decine di pale eoliche nella splendida Maremma, un paradiso naturale minacciato da una corsa all’energia “green” che ha poco di ecologico e molto di speculativo.

Ma attenzione: non è solo la Maremma. È il paradigma di un intero sistema, quello in cui la transizione ecologica, finanziata da miliardi del PNRR, sta diventando il nuovo terreno di caccia per multinazionali, lobbies, cordate d’interesse e – non è un’ipotesi infondata – giri di tangenti.

Una transizione ecologica… a senso unico

Il governo attuale si riempie la bocca di parole come “ambiente”, “transizione”, “PNRR”, “ZES”, “5.0”. Ma dietro la narrazione patinata, c’è la realtà di scelte politiche che sistematicamente penalizzano i piccoli, i virtuosi, i veri protagonisti di un cambiamento dal basso: cittadini, piccole imprese, Comuni virtuosi.

  • Il Bonus Sud è stato smantellato e sostituito dalla ZES unica. In apparenza un’estensione delle opportunità, in realtà una forma sofisticata di esclusione: per accedere agli incentivi servono progetti da almeno 200.000 euro. Cioè? Addio artigiani, microimprese, piccole attività commerciali: avanti solo chi ha capitali e strutture da grande industria.
  • Transizione 5.0, che avrebbe dovuto facilitare l’ammodernamento ecologico delle imprese, è un labirinto burocratico inaccessibile per chi non ha uno staff tecnico dedicato o una consulenza da decine di migliaia di euro. Risultato? Anche qui, chi paga è il piccolo.
  • E non dimentichiamo la vergognosa esclusione delle pompe di calore per i privati dal Conto Termico 3.0: una scelta scellerata e miope, in aperto contrasto con gli obiettivi europei al 2030 e 2050.

I fondi europei? Uno specchio per le allodole

L’Europa non ha stanziato i fondi del PNRR perché l’Italia li utilizzasse per cementificare colline, installare pale eoliche in aree di pregio o appaltare megaprogetti a colossi industriali amici del potere. Quei fondi dovevano servire – e l’Europa lo dice chiaramente – per l’efficientamento energetico degli edifici, il fotovoltaico sui tetti, la riduzione dei consumi nei settori residenziale e delle PMI. Una transizione decentrata, capillare, equa.

Ma questa visione non interessa al potere. Troppo democratica. Troppo diffusa. Troppo… poco redditizia per chi lucra su grandi opere, grandi appalti, grandi margini.

La logica del profitto sul paesaggio, sulla salute, sulla democrazia

Il servizio delle Iene racconta bene il meccanismo: si finge interesse ecologico per giustificare la devastazione ambientale; si presentano progetti in nome della sostenibilità, ma si costruiscono opere mastodontiche dove l’unico beneficio è per pochi. Intanto, le comunità locali vengono ignorate o, peggio, intimidite.

Questo non è ambientalismo. Questa è speculazione mascherata.

NOI GREEN dice basta

Insieme ad Italy Carbon Free, come cittadini, come imprenditori che da anni promuovono un’energia rinnovabile autentica, partecipata, etica, diciamo: BASTA. Basta con l’appropriazione della transizione ecologica da parte dei poteri forti. Basta con le scelte calate dall’alto che escludono i piccoli e uccidono i territori.

La vera rivoluzione verde parte dai tetti delle nostre case, dalle scuole dei nostri figli, dalle aziende di quartiere. Parte dalle Comunità Energetiche, dalla sinergia tra Comuni, cittadini, imprese locali. Non da multinazionali che comprano il vento e vendono illusioni.

Se non cambiamo rotta ora, tra pochi anni ci troveremo con montagne di miliardi spesi… e obiettivi climatici ancora lontani. E nel frattempo, un’Italia più povera, più fragile e meno libera.

N.B.: Articolo prelevato dal sito www.noi-green.it scritto da Salvatore De Martino

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