AUTONOMIA DIFFERENZIATA: la posizione di NOI GREEN e la potenzialità della transizione energetica per il sud.

La posizione di NOI GREEN – MOVIMENTO PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA – nei confronti della  legge sull’AUTONOMIA DIFFERENZIATA è ovviamente molto critica. Partendo dal presupposto che si tratta di un progetto anti storico, legato alle posizioni secessioniste della Lega degli anni ’80, appare distorsiva rispetto al contesto mondiale, cambiato soprattutto a seguito della pandemia, che prevede invece criteri di garanzia per i diritti per tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla loro regione di residenza.

Uno dei punti principali che pone IL MOVIMENTO fondato da Salvatore De Martino in posizione molto critica, è la disparità di spesa pro-capite tra il Mezzogiorno e il Nord Italia, con un differenziale di 4.000 euro a sfavore del Sud; il divario territoriale non è solo una questione Nord-Sud, ma anche tra diverse aree del Paese, dove i servizi e le prestazioni sono di qualità inferiore, provocando fenomeni come la migrazione sanitaria che costa 4 miliardi di euro all’anno.

I tanto decantati LEP “Livelli Essenziali di Prestazione” secondo i sostenitori della manovra all’inteno della compagine governativa, risolverebbero il problema della spesa storica e garantirebbero la parità di prestazioni; in realtà non ci sono i fondi necessari per finanziare i Lep, stimati in 100 miliardi di euro a fronte di una invarianza finanziaria, su cui si basa la riforma attuale, ovvero che non prevede nuovi stanziamenti. Tutto questo ovviamente penalizzerebbe il sud e le aree più depresse del territorio nazionale, acuendo le disuguaglianze.

La riforma inoltre aumenterà la  burocrazia, infatti l’autonomia riguarda 23 materie e 500 funzioni, il che potrebbe complicare la contrattazione collettiva; aumenteranno i divari nelle prestazioni sanitarie e scolastiche tra le regioni ricche e quelle povere, in particolare nei trasporti, le infrastrutture, il lavoro ecc.

Insomma, per NOI GREEN, movimento anche di ispirazione profondamente meridionalista, non può che esserci preoccupazione per una legge del genere; il fondatore Salvatore De Martino lancia però una provocazione basata su di un pilastro del programma del movimento NOI GREEN sul “MERIDIONALISMO ECONOMICO” , che punta sulla transizione energetica come straordinaria opportunità di rilancio per il meridione; ma prima di spiegarla andiamo ad esplorare alcuni dati che sono stati pubblicati da TERNA (l’azienda nazionale che si occupa della trasmissione dell’energia):

Il rapporto mensile sul sistema elettrico di Terna aggiornato a maggio 2024 rivela che la copertura della domanda elettrica nazionale da fonti rinnovabili ha raggiunto il 52,2%, il valore più alto di sempre.

Il rapporto mostra che la richiesta di energia elettrica nazionale a maggio 2024 è stata di 24.698 GWh, soddisfatta per oltre la metà da fonti rinnovabili (FER). Le centrali fossili hanno coperto il 32,2% della domanda, netto il calo del carbone ha contribuito solo per l’1%, mentre il resto è stato coperto da importazioni nette di energia.

Crescita delle Rinnovabili

L’aumento della produzione da fonti rinnovabili è dovuto a condizioni meteorologiche favorevoli e a una crescita costante del parco produttivo verde. Da gennaio a maggio 2024, la capacità rinnovabile è aumentata di 3.015 MW, un incremento del 42% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Contributi Specifici a Maggio 2024

A maggio 2024, le fonti rinnovabili hanno coperto il 52,5% del fabbisogno elettrico, un incremento di 1,3 punti percentuali rispetto ad aprile 2024 e di 12 punti rispetto a maggio 2023. La produzione fotovoltaica è aumentata grazie a un aumento della capacità in esercizio e a un maggiore irraggiamento solare.

Bene considerando anche i dati pubblicati dal GSE (Gestore dei servizi energetici), circa la produzione annuale di Energia da fonte rinnovabile, che nel 2023 sia stata del 43% proveniente dalle regioni del sud e, considerando che negli ultimi 20 anni sono stati investiti in Italia ben 82 miliardi, 36 al nord, 24 al centro e soli 22 al sud, quindi con una percentuale pari al solo il 27% degli investimenti, se si fossero fatti investimenti almeno equi al sud, miniera infinita ricca di materia prima per la produzione di energia rinnovabile, ovvero sole, vento, mare, e non solo il 27%, che quota di quell’energia oggi sarebbe prodotta dalle regioni del sud ? Forse qualcosa che se non altro avrebbe coperto il fabbisogno delle stesse regioni del sud ? E se invece si fosse investito in modo intelligente, ovvero dove c’è maggiore possibilità di capitalizzare quella straordinaria miniera di fonte rinnovabile e naturale, forse si sarebbe potuto produrre tutto il fabbisogno nazionale ? O addirittura diventare esportatori di energia verso l’Europa ?

L’energia è la fonte di vita per l’uomo in particolare per le civiltà industrializzate, essere autonomi o ancora di più esportare l’energia, è la prima causa di benessere economico di un paese, al contrario importarla è la prima causa di disagio economico di uno stato. In tutta questa analisi abbiamo affrontato solo l’esistente, ma abbiamo tralasciato l’avvento dell’economia dell’Idrogeno, con il sud che potrebbe diventare, con i suoi porti, il portale di accesso per lo stoccaggio, e la distribuzione in Europa dell’energia prodotta e trasportata con le tecnologie ad idrogeno, argomento trattato nell’articolo sul MERIDIONALISMO ECONOMICO.

QUINDI LA PROVOCAZIONE E’: Perché non andiamo oltre e ripartiamo da una sana disunità ? Al nord la chiamano secessione, noi la potremmo chiamare “ritorno al passato”, quando il Regno delle 2 Sicilie rappresentava uno degli stati più ricchi in Europa,  senza neanche avere la grande occasione rappresentata oggi dalla possibilità di diventare i nuovi Emirati Arabi del terzo millennio. Magari all’Italia del Nord potremmo offrire per solidarietà la nostra energia a prezzi di maggior favore.

 E’ SOLO UNA PROVOCAZIONE, che serva almeno a dare spunti di dibattito più equi, circa le potenzialità di un sud, che non significa solo Turismo, Storia, Cultura, e su cui ,se fossero stati fatti investimenti “non differenziati”, perché difatti la differenza esiste dal 1861, ci troveremmo oggi di fronte a scenari decisamente più favorevoli per l’economia del sud; basti pensare all’alta velocità e si capisce perché il sud oggi vive in una situazione di “differenza” rispetto al nord. E’ emblematico a tal proposito un articolo del sole 24 ore https://www.ilsole24ore.com/art/italia-divisa-due-tav-pil-7percento-citta-collegate-ACCZKIFB , da cui si evince un dato relativo al PIL (il dato più importante per valutare la potenzialità economica di un territorio) nettamente a vantaggio del nord grazie agli investimenti fatti al 90% nel territorio settentrionale per l’alta velocità. Non è mica un caso.

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